Come altre volte, per il compito che ci siamo assegnati come European Network Church on The Move, riflettiamo, in questo momento così difficile, sulle questioni più centrali in questo momento per la vita politica e civile del nostro continente. Esse sono urgenti ed importanti, le affrontiamo a partire dai valori profondi che la nostra fede nell’Evangelo ci indica. Lo facciamo ben coscienti di contrastare apertamente, anche in nome della nostra posizione fortemente europeista, forti interessi , vincoli, rapporti internazionali malati e anche la sensibilità di una parte dell’opinione pubblica. Chiediamo con determinazione alle istituzioni europee interventi fondati su criteri di fraternità umana e di ragionevolezza che si richiamino ai momenti e alle eredità migliori della storia dell’Europa.

Tre sono le questioni che poniamo:

1)nel mondo siamo di fronte a una generale ingiustizia, quello del rapporto col Covis-19. Un male che è di tutti , poveri e ricchi, può essere affrontato e curato in modo radicalmente diverso a seconda del luogo dove si nasce e si vive. 

Le informazioni che abbiamo nel Our World in Data Covid Vaccination dataset ci dicono così che ogni essere umano diventa diverso perché lo decidono gli interessi delle grandi imprese farmaceutiche e le resistenze di troppi governi a una politica che scelga il bene comune e l’uguaglianza. Gli organi dell’Unione Europea non si sono schierati a sostenere “l'iniziativa presentata da India e Sud Africa in seno all'Organizzazione mondiale del commercio, con la quale si richiede una sospensione temporanea dei diritti di proprietà intellettuale relativi ai vaccini, alle attrezzature e alle terapie per far fronte alla Covid-19” Si è ora aperta una speranza. Il 20 maggio il Parlamento europeo ha approvato, con una maggioranza di soli nove voti, un testo che chiede che l’Unione Europea vada in questa direzione. Il voto definitivo sarà nell’assemblea del 17 giugno. E’ necessaria una mobilitazione della società civile, delle NGO , dell’opinione cristiana perché le cose cambino e si manifesti concretamente una minima solidarietà internazionalista. Papa Francesco ha detto parole di verità come nessun altro leader nel mondo (“una variante di questo Covid è il nazionalismo chiuso, che impedisce un internazionalismo dei vaccini”).Una iniziativa che costringa la Commissione a riconsiderare la sua posizione è quella che si vuole servire dell’organizzazione del consenso prevista dagli articoli 114 e segg. dell’Unione mediante una grande raccolta di firme in differenti Stati. Essa è in corso (si veda Nessun profitto sulla pandemia)

2) il problema dei migranti non può essere risolto solo abituandoci alle morti in mare, alle detenzioni feroci nei lager in Libia e ai respingimenti in Africa fatti spesso illegalmente e brutalmente. Ora la cronaca è questa, la brutale soluzione è questa e la situazione è destinata a non migliorare. Le cause sono note: le situazioni economiche e sociali e di guerra di paesi in grande sofferenza, il terrorismo di estrazione islamica, le presenze esterne militari e lo sfruttamento delle risorse locali. Diventa inevitabile e urgente una politica di accoglienza nel nostro continente gestita secondo criteri di sicurezza, fondata sulla ripartizione dei migranti tra i vari paesi dell’UE che sia obbligatoria, razionalmente distribuita e con la predisposizione di forti strutture di integrazione. Questa linea è pretesa non solo e sopratutto per ragioni umanitarie ma anche, ragionando secondo una logica di un previdente lungo periodo, per affrontare il calo demografico e per godere di forze giovanili ed attive. Le religioni devono avere un ruolo determinante in questa prospettiva.

3)una nuova guerra fredda è ormai ripartita da tempo, i paesi “nemici” sono ora la Russia e la Cina. Questa situazione è poco presente all’attenzione dell’opinione pubblica, distratta dalla pandemia, dai media e da difficoltà più immediate. L’Unione Europea, mentre ovunque aumenta le spese militari, non riesce e non vuole esprimere una propria azione politica ed assiste passivamente alla situazione, è condizionata dall’appartenenza alla NATO di quasi tutti i suoi paesi e dalla lobby , silenziosa ma molto efficace, del sistema militare-industriale. In questo maggio ed in questo giugno sul territorio europeo è in corso la più grande esercitazione militare (Defender Europe 21 con decine di migliaia di militari impegnati) successiva alla caduta del mura di Berlino. E durante tutta la pandemia le industrie belliche sono state le uniche industrie esentate dalla sospensione della produzione. Riteniamo che la posizione dell’UE debba essere radicalmente diversa. Il riarmo nucleare ha norme internazionali evanescenti ed in via di dissoluzione. Non c’è consapevolezza della sua gravità. Suscita scandalo l’astensione totale degli stati dell’UE dalla firma del Trattato ONU sul divieto delle armi nucleari. L’Europa dovrebbe essere punto di riferimento nel mondo per una politica di mediazione e di pace nelle aree dei conflitti e “dovrebbe avviare iniziative proprie o promuovere e sostenere quelle degli Stati membri o di organizzazioni della società civile in materia di azioni non violente di prevenzione, di mediazione e di gestione dei conflitti” ( dal documento di EN e di altre trenta organizzazioni a cinquant’anni dalla firma dei Trattati di Roma).

L’Europa ha un futuro davanti a sé quando unisce alla volontà di affrontare insieme problemi di ogni tipo (quelli ambientali in primis) superando nazionalismi locali e nazionali, con la capacità di guardare lontano, sapendo anche ispirarsi laicamente ai valori cristiani e della fraternità interreligiosa. Questa è la viva speranza di tante associazioni di base e dell’European Network Church on the Move (EN-RE)

European Network Church on the Move (EN-RE)